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I 5 fiori maledetti




Cinque tipi di fiori vennero creati dalle demoni Uhpose e Uhbora nel 274 Huk, modificando le caratteristiche di alcune specie floreali esistenti. In realtà, Uhbora diede il suo contributo solo per soddisfare l’esigenza amorosa della sorella; infatti, tali fiori non furono altro che un regalo che, in quello stesso anno, Uhpose fece al mago Nerodore nella speranza di riuscire a sedurlo. Lui accettò il dono, ma poi non ricambiò i suoi sentimenti, deludendo pesantemente le aspettative della demone. Da allora Uhpose si isolò sempre di più anche da Uhbora e andò a vivere stabilmente in Essedia. Ironia della sorte, la successiva causa di morte di Nerodore sarebbe stata proprio l’avvelenamento.
È estremamente raro trovare dei fiori maledetti in Elolbia. Molti di essi furono saggiamente tolti di mezzo per la loro pericolosità, ma ciò non significa che non esistano più. Essi vengono spesso sfruttati da chi è corrotto dal Male proprio per la loro capacità di arrecare danno alle creature viventi. I nomi dei cinque fiori e affini caratteristiche saranno di seguito riportati.

FIORE DELL'ACCIDIA: cresce su una pianta acquatica geneticamente modificata di Ceratophyllum demersum. Viene così chiamato perché può comportare gravi indolenze in una popolazione intera se la sua diffusione in un territorio non viene tempestivamente contrastata. Il suo habitat di vita preferito sono le acque stagnanti e poco mosse. Potrebbe rappresentare una minaccia per l’uomo nel caso in cui crescesse in acque alle quali è solito abbeverarsi (può arrecare danno anche agli animali).
Le persone infette inizieranno ad avvertire fin da subito una forte spossatezza, che non permetterà loro di dedicarsi ad alcuna attività pratica; non avranno voglia di parlare con nessuno e non riusciranno nemmeno a prendere sonno facilmente. Sentiranno tutta la noia che grava sul lento scorrere del tempo. A livello biologico, la presente malattia si può riconoscere abbastanza in fretta per via del fatto che sia la saliva che gli umori delle persone malate appaiono più densi e, soprattutto, assumono un colore piuttosto scuro. A lungo andare il loro sangue potrebbe diventare abbastanza corrosivo da deteriorare le ossa e il sistema nervoso. Una cura efficace in grado di sanare i danni provocati da questo fiore consiste in una purga a base di melissa e brodo di gallina.

FIORE DELLA PAZZIA: cresce su una pianta geneticamente modificata di Calluna vulgaris ed è ritrovabile in habitat collinari particolarmente ombrosi. Respirarne il profumo è sufficiente a subirne gli effetti. È stato conferito tale nome a questo fiore proprio perché può scatenare una progressiva perdita delle facoltà intellettuali, nonché un’aggressività incontrollata negli esseri umani. Sembra non avere alcun effetto sugli animali.

FIORE DEL TORMENTO: cresce su una pianta geneticamente modificata di Legousia pentagonia ed è ritrovabile in aree di pianura e collina. Respirarne il profumo è sufficiente a subirne gli effetti. Il danno arrecato da questo fiore consiste in un’allergia devastante, in grado di scatenare un’interminabile serie di starnuti in chi ne ha odorato il profumo. Si diventa incapaci persino di bere e di mangiare, in quanto non si hanno intermezzi sufficientemente lunghi per farlo tra uno starnuto e l’altro. Un altro sintomo è il fastidioso e inoppugnabile prurito che si manifesta su gran parte del corpo dello sventurato.
Il deperimento fisico può protrarsi anche per un mese intero e, nei casi più gravi, può portare alla morte. Esistono comunque diverse erbe aromatiche che, se bollite in decotti da ingerire, possono contrastare o perfino annullare gli effetti di questo fiore.

FIORE DELLA VERGOGNA: cresce su una pianta geneticamente modificata di Colchicum autumnale ed è ritrovabile solitamente in terreni prativi. Respirarne il profumo è sufficiente a subirne gli effetti. La conseguenza del contatto odorifero con questo fiore scatena seri problemi di umore nella persona. Si rischia di cadere in depressione fin da subito, provando ripugnanza per il proprio aspetto fisico (e non solo). Talvolta gli effetti suddetti possono essere così intensi da spingere il malato al suicidio.

FIORE DELLA MORTE: cresce su una pianta geneticamente modificata di Leucanthemum vulgare, meglio nota come margherita. È tipica degli ambienti erbosi e (anche tramite gli insetti impollinatori) ha la possibilità di riprodursi con molta facilità. Gli effetti dei fiori della morte sull’uomo sono avvertibili soltanto indirettamente, siccome non se ne nutre e l’odore di per sé non gli arreca alcun danno. Contuttociò, esso può essere ingerito dagli animali al pascolo nei prati ed è proprio nel sistema digerente animale che i loro effetti tremendi si scatenano. Le mucche infettate, pur restando apparentemente in salute, producono un latte contaminato. Proprio perché ne viene comunque preservato il sapore (a dispetto di un lieve incremento di acidità), l’uomo che si nutre di tale latte tende a non farci caso. È a questo punto che la sua salute può cominciare a compromettersi. I danni si manifestano dopo almeno due settimane di tempo: sono estremamente gravi e all’apparenza confondibili con quelli della peste. La malattia non è contagiosa; infatti si manifesta solo su coloro che si sono nutriti di latte infetto. Tuttavia, come il nome suggerisce, è mortale e solo una ridotta parte della popolazione è in grado di sviluppare l’immunità a simili effetti. Per quanto riguarda semidei o demoni, l’immunità a questo fiore è invece sempre totale.